Il lavorismo è una forma estrema di dedizione al lavoro che si trasforma in dipendenza compulsiva, sacrificando salute mentale, relazioni e benessere. Mentre impegno professionale è positivo, il lavorismo crea uno squilibrio ossessivo, con il lavoro come rifugio da paure e vuoti emotivi.
Radici storiche e cause psicologiche
Nato dalla rivoluzione industriale e amplificato da globalizzazione e iperconnessione, il lavorismo lega identità al produttività. Smartphone sfumano confini vita-lavoro, normalizzando la “modalità perenne”. Psicologicamente, nasce da insicurezze relazionali: approvazione sociale e fuga dal dolore spingono a isolarsi, trascurando famiglia e hobby.
Sintomi e segnali
- Difficoltà a staccare, pensieri costanti sul lavoro anche in riposo.
- Senso di colpa durante pause, isolamento sociale.
- Ignorare stress, portando a insonnia, ansia, burnout, ipertensione e depressione.
- Comportamento compulsivo simile a dipendenze, ma “positivo” socialmente.
Dipendenza comportamentale dal lavoro
Classificato tra dipendenze comportamentali, il lavorismo è incontrollato: ore extra minano relazioni e salute, con profezia autoavverante di fallimento personale.
Come liberarsi dal lavorismo
- Riconosci il problema: consapevolezza è primo passo.
- Fissa orari rigidi, dedica tempo a famiglia/hobby.
- Cambia prospettiva: valori personali su risultati.
- Cerca supporto: psicoterapia esplora cause, coach aiuta equilibrio.
- Adotta abitudini sane: riposo, mindfulness per ridurre stress.
Il lavorismo è prigione invisibile: riconoscerlo salva vita. Bilancia ambizione con benessere per una esistenza piena, non solo produttiva.
Questo articolo ha puramente carattere divulgativo e non può/intende sostituirsi al consulto di un professionista della salute mentale.