Cos’è la depressione post partum?
La depressione post partum è una forma di depressione che colpisce le donne dopo il parto, generalmente nelle prime settimane o mesi successivi alla nascita del bambino. Non si tratta di un semplice “baby blues” – una condizione transitoria caratterizzata da sbalzi d’umore, pianti improvvisi e irritabilità che colpisce fino al 70% delle neomamme – ma di un disturbo più profondo e persistente.
Questa condizione può manifestarsi con sintomi quali:
- tristezza intensa o senso di vuoto;
- stanchezza cronica non giustificata dal solo accudimento del neonato;
- perdita di interesse nelle attività quotidiane;
- difficoltà a concentrarsi o a prendere decisioni;
- ansia costante riguardo al benessere del bambino;
- sensi di colpa o inadeguatezza come madre;
- pensieri ricorrenti di fuga o, nei casi più gravi, idee suicidarie.
La depressione post partum non è segno di debolezza personale o di “mancanza d’amore” per il proprio figlio: è una condizione clinica complessa che richiede attenzione e intervento.
Le cause della depressione post partum
Non esiste una causa unica per la depressione post partum; piuttosto, essa è il risultato di un’interazione tra diversi fattori biologici, psicologici e sociali. Tra questi:
- cambiamenti ormonali: dopo il parto, i livelli di estrogeni e progesterone calano rapidamente, influenzando l’equilibrio chimico del cervello e l’umore;
- stress e mancanza di sonno: le esigenze di un neonato possono essere travolgenti, specie se la mamma si sente sola o priva di supporto;
- predisposizione personale: una storia di depressione, ansia o altri disturbi mentali può aumentare il rischio;
- fattori sociali: isolamento, difficoltà economiche o relazionali possono contribuire a rendere più pesante il carico emotivo.
Sintomi della depressione post partum
I sintomi della depressione post partum sono simili a quelli della depressione maggiore e possono includere:
- tristezza estrema;
- sbalzi d’umore;
- pianto incontrollabile;
- insonnia o ipersonnia;
- perdita di appetito o iperfagia;
- irritabilità e rabbia;
- mal di testa e dolori diffusi del corpo;
- estrema stanchezza;
- preoccupazioni eccessive o disinteresse nei confronti del bambino;
- sensazione di non essere in grado di prendersi cura del bambino o di essere inadeguata come madre;
- paura di danneggiare il bambino;
- senso di colpa per i propri sentimenti;
- ideazione suicidaria;
- ansia o attacchi di panico.
I sintomi si sviluppano generalmente nell’arco di tre mesi, ma l’esordio può essere più improvviso.
Come si cura la depressione post partum?
Il trattamento della depressione post partum comprende antidepressivi e psicoterapia. Due farmaci sono stati approvati dall’U.S. Food and Drug Administration specificamente per la depressione del post partum: il brexanolone somministrato per via endovenosa e lo zuranolone somministrato per via orale. Entrambi sono neurosteroidi che modulano i recettori GABA-A del cervello.
Se è presente un’ansia significativa, si possono utilizzare ansiolitici.
La psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale, è fondamentale per aiutare la donna a superare i sintomi e a ritrovare benessere.
Nei casi più gravi, come la psicosi post partum, può essere necessario il ricovero ospedaliero e l’uso di farmaci antipsicotici.
L’importanza del supporto e della prevenzione
Molto si sta facendo per individuare e supportare le donne a rischio, attraverso incontri psicoeducativi prima del parto, screening nelle settimane successive e supporto nelle cure al neonato.
Consultare tempestivamente medici di famiglia, ostetriche e psicologi perinatali è fondamentale per una diagnosi precoce e un intervento efficace.
È un disturbo dell’umore serio ma curabile. Con il giusto supporto medico e psicologico, la maggior parte delle donne può guarire completamente, anche se il percorso può richiedere tempo.
Riconoscere i sintomi e chiedere aiuto è il primo passo per proteggere la salute mentale della madre e favorire un legame sano con il bambino.
Questo articolo ha puramente carattere divulgativo e non può/intende sostituirsi al consulto di un professionista della salute mentale.